Il 2021 è stato un anno contrastato. Il Cile ha registrato la sua peggiore stagione degli incendi, la Patagonia ha attraversato un cambiamento di regime del fuoco in concomitanza con grandi eventi atmosferici; un episodio estremo ha interessato in forma trasversale tutto l'Arco Mediterraneo. La Siberia ha mantenuto le anomalie climatiche degli ultimi anni e i territori con una storia di grandi perturbazioni come California, Australia o Canada hanno nuovamente battuto record con cifre e comportamenti inediti.
Cile
Il 31 dicembre 2020 le autorità cilene lanciarono un comunicato con l'avviso che c’era la possibilità che il paese attraversasse la propria peggiore stagione degli incendi. Dopo 10 anni di siccità, la zona centro-sud era afflitta da una crisi idrica senza precedenti. Le alte temperature e i forti venti, tipici dell'estate cilena, facevano pronosticare uno scenario complicato per i corpi di intervento di emergenza.
La prima grande perturbazione non si fece attendere. Un incendio a Valparaíso, in condizioni topografiche avverse, tenne gli agenti del CONAF con il fiato sospeso per settimane, il cielo della città di Quilpué si tinse di rosso e le fiamme colpirono decine di abitazioni.
Fonte: BBC.
Le fiamme devastarono 4.200 ettari in un solo fine settimana, mentre le squadre tentavano di frenare il progresso del fuoco verso la Riserva Nazionale Lago Peñuelas. Il 20 gennaio, i mezzi di estinzione riuscirono ad arrivare al consolidamento delle linee di difesa. La tregua durò sette giorni. Il 27 gennaio, alle 11 della mattina, il servizio di prevenzione Forest Fire Chile, riferì di un nuovo innesco nel fiume Río Los Peces.
Agli inizi del mese di febbraio, un incendio a Fundo Monterrey minacciava di entrare nell'interfaccia urbano-forestale , mentre un altro incendio scoppiava nel santuario di Chilapa, Checa, dove furono riportate fronti delle fiamme da 10 Km. A metà aprile ci fu un nuovo innesco nella regione di Valparaíso che colpì una superficie preliminare di 51,1 ettari di vegetazione naturale e di piantagione di pino.
Fonte: Forest Fire Chile.
Cile ha concluso l'anno decretando lo stato di emergenza agricola di fronte all'aumento di incendi forestali. Nel 2021 il paese ha registrato un 380% in più di ettari bruciati rispetto all'anno precedente.
La Patagonia Argentina
Verso la fine di gennaio l'ondata di caldo e la scarsità di precipitazioni durarono un mese e mezzo. È vero che l'estate è la stagione secca di questa regione, ma quell'anno ci fu un’esasperazione di queste condizioni. Non si verificarono cali di temperatura notturni che fossero significativi. Ciò incise notevolmente sullo stress idrico dei combustibili, non solo su quelli leggeri (erba, foglie aghiformi...) ma anche su quello dei carburanti medi e pesanti (facendo presagire velocità e intensità delle escursioni degli incendi, nel caso si verificasse un innesco). Alla fine di gennaio, l’incendio di El Bolsón devastò 6.500 ettari in poco più di 24 ore. Questo complesso scenario obbligò a movimentare centinaia di uomini e a suddividere le squadre in sei settori. "Non abbiamo mai visto nulla di simile" dichiarava il corpo dei vigili del fuoco Splif Río Negro.
In febbraio si registrarono intense anomalie di temperatura in Patagonia e nel Cono Sud, con temperature massime fino a 10 ºC al di sopra della temperatura abituale in queste epoche dell’anno. A Puerto Williams (punta estrema dell’America del Sud) vennero superati i 26 °C, record storico del 1984.
Il 1º marzo, l'area tecnica del Servizio di Gestione del Fuoco avvisò che esisteva un pericolo di ingresso di un fronte freddo dal Pacifico. Questa somma di fattori, in una zona dalla vegetazione sviluppata, con aree intermedie sulle pendici di una collina, con un'importante densità di costruzioni e vegetazione circostante non sempre gestita, era lo scenario favorevole alla generazione di episodi estremi.
Il giorno 7, nella Giurisdizione Andina del Paralelo 42, in Patagonia, si registravano due grandi incendi con caratteristiche estreme e gravi consequenze socio-ambientali.
Si verificarono due incendi di quinta e sesta generazione. Ci sono state simultaneità e alta intensità. Due incendi con forme e superfici simili, ma molto differenti tra loro. In termini di superficie coinvolta stiamo parlando di incendi di circa 15.000 ettari, con la differenza che uno l'ha fatto nel corso di tre mesi e l'altro l'ha fatto in 9 ore, con impatti ambientali e socio-economici mai visti in quella zona. Il primo è scoppiato nel complesso di Costa del Tornero ed El Boquete, a El Bolsón, nella provincia di Río Negro. L'altro è iniziato a Chubut, la provincia situata a sud di Río Negro, a Las Golondrinas.
Fonte: Agrolatam.
L'incendio di Costa del Tornero iniziò verso la fine di gennaio. Ci soprese per le grandi intensità di fiamma e le rapide escursioni sulle superfici boschive e sui pascoli. Nel giorno peggiore, il fronte del fuoco avanzò di 9,13 Km in mezza giornata. Per dare una dimensione a questo evento, potremmo dire che la lunghezza dell'incendio durante quella giornata acquisì le dimensioni di 76 campi di calcio. Questo stesso incendio si riattivò agli inizi di marzo, propagandosi nuovamente con comportamento estremo.
Il 9 marzo, di pomeriggio, nella stessa provincia di Río Negro si sono verificate due accensioni che nel giro di qualche ora hanno dato luogo a un unico incendio: quello di Las Golondrinas-Radal. Questo secondo episodio ebbe un comportamento molto più esplosivo; non si trattava solo di boschi bruciati, ma anche di aree intermedie con la perdita di più di 500 abitazioni e della vita di 3 civili. Nel momento critico venen registrata una velocità di 10,4 Km/ora.
Australia
Sull'altro versante del Pacifico, durante il mese di gennaio, due incendi fecero scattare l'Allerta di Emergenza nell'Australia Occidentale (Western Australia). Uno a est e l'altro a nord della capitale, Perth.
200+ firefighters are still working tirelessly in extreme terrain & conditions at the Wooroloo #bushfire. Erratic fire behaviour fanned by strong winds continues to challenge crews on the frontline who are protecting what they can & putting containment lines in place. #perthfires pic.twitter.com/7NUTLz0IWU
— DFES (@dfes_wa) February 2, 2021
Centinaia di uomini del DFES (Department of Fire and Emergency Services) lavorarono instancabilmente, in condizioni meteorologiche estreme, a Wooroloo. Un incendio dal comportamento erratico, ravvivato da forti venti, distrusse totalmente decine di abitazioni e mise sotto torchio i sistemi di estinzione che cercarono di salvare tutto quello che potevano, dispiegando linee di contenimento e manovre di autodifesa.
Sudafrica
Il Sudafrica, uno dei paesi dalla maggiore attività di incendi del mondo, nel 2021 attraversò uno degli episodi più tragici della sua storia. Un incendio fuori controllo a Cape Town Table Mountain si addentrò nell'interfaccia urbana bruciando abitazioni, provocando feriti e distruggendo la Biblioteca di Jagger dell'Università di Cape Town, un edificio emblematico che conservava centinaia di migliaia di libri e manoscritti antichi.
Fonte: Reuters.
L'Arco Mediterraneo
La situazione nel sud-est mediterraneo nell'estate del 2021 fu eccezionale. Venti erratici, temperature record, GIF (Grandi Incendi Forestali), simultaneità, interfase e grandi perimetri. Tre incursioni di un'ondata subsahariana stabilitasi in Europa da est a ovest provocarono il primo episodio estremo che colpì in forma trasversale tutto l'Arco Mediterraneo.
Analizziamo i casi concreti.
In Turchia vennero dichiarati 112 incendi, alcuni con potenziale elevato. Il conteggio delle cifre totalizzò 547.000 ettari completamente bruciati , 8 morti e 864 persone ferite. Fu la peggiore campagna dell'ultimo decennio. Fu particolarmente colpita la zona turistica del Mar Egeo, a sud-ovest del paese, dove si rese necessario lo sgombero di 10.000 persone. Negli stessi giorni, la mappa Drought Code mostrava la provincia di Adalia come la zona più colpita d'Europa.
In Grecia, gli incendi forestali misero a rischio le rovine dell'Olimpo. Le unità antincendio, dispiegate nei sobborghi di Varimbombi e Adames, vicino ad Atene, mobilitarono più di mezzo migliaio di vigili del fuoc
L'incendio a nord di Evia, con un fronte di 25 Km, devastò più di 80.000 ettari.
This is what the future looks like, arriving.pic.twitter.com/kGLnGxb35S
— James B (@piercepenniless) August 7, 2021
In luglio, il Copernicus lanciò un avviso su quello che risultò essere il peggior incendio della storia di Cipro.
L'Italia fu afflitta da più di 160 incendi. Le regioni più colpite furono la Sicilia (8.669 interventi), la Puglia (8.628) e la Calabria (3.785), tutte nel meridione. Il 1º agosto un incendio sorprese Pescara, minacciando la Riserva Naturale di interesse provinciale Pineta Dannunziana. La siccità, associata all'ondata di calore sahariano (il maggior aumento della temperatura a partire dal 1987, con il raggiungimento di quasi 50 ºC) fu causa della simultaneità di grandi incendi. Nella maggior parte, condotti dal vento. Molti si addentrarono in zone di interfaccia urbana.
Il paese attraversò la peggiore ondata di caldo degli ultimi 40 anni, portando le temperature fino a 47,1 ºC nel nord del paese. I venti raggiunsero i 6 punti nella scala Beaufort. Di fronte a uno scenario così complesso, con altezze di fiamma che non permettevano un attacco diretto, con colonne convettive che impedivano la visibilità dei mezzi aerei, le squadre dovettero sfruttare gli intervalli di tempo notturni.
Uno degli incendi più letali del 2021 avvenne in Algeria, con quasi un centinaio di morti. Un incendio del sud, riscaldato da Föhn e massicci incendi secondari interessò varie scarpate, generando un intrappolamento di massa di un paesino di Tizi Ouzou, situato sulla parte alta del crinale. 29.000 ettari distrutti in 3 giorni.
Il 16 agosto, nel comune di Gonfaron (VAR), in Francia, un incendio percorse 2.200 ettari in una notte. Il fuoco, che minacciava di entrare nell'interfaccia urbana di Garde-Freinet, Grimaud e la Môle, provocò l'evacuazione di numerosi campeggi. Anche in agosto si sono sviluppati due incendi importanti a Marsiglia (2.000 ettari) e sulla Costa Azzurra (7.000 ettari).
All'alba del 16 agosto venne dichiarato un incendio nel comune di Castro Marim, a est di Algarve, Portogallo, vicino alla frontiera con la provincia spagnola di Huelva. L'incendio si sviluppò con molta intensità fino a raggiungere un perimetro di 43 chilometri e arrivò ad avanzare a un ritmo di 650 ettari all'ora, con un potenziale di distruzione fino a 20.000 ettari. La squadra di estinzione, composta da più di mezzo migliaio di vigili del fuoco dispiegati, veicoli terrestri e mezzi aerei, riuscì a stabilizzare l'incendio in tre giorni. Il fuoco ha carbonizzato circa 6.700 ettari, distruggendo l'80% di Mata Nazional da Conceição de Tavira.
Spagna
Il 2021 fu un anno particolarmente duro per i corpi di emergenza spagnoli. In gennaio, un'ondata di freddo artico provocò devastazioni durante il suo passaggio sulla penisola iberica. La burrasca Filomena fu causa di tre morti, migliaia di profughi, innumerevoli danni materiali e lasciò incomunicate numerose città. Questo temporale, che fu il più intenso degli ultimi 50 anni, lasciò isolati ospedali e case di riposo in concomitanza con la pandemia. Solo nella comunità di Madrid, le autorità dovettero gestire più di 5.000 interventi dei servizi di emergenza, con inclusione dello sgombero di assi stradali.
Los brigadistas de las bases de @briflubia #Soria y @brifpuertopico #Ávila colaboran desde esta mañana en tareas de retirada de hielo y nieve en puntos sensibles de las dos provincias. El resto de #BRIF de #CastillayLeón podrían ser requeridas también para este tipo de trabajos. pic.twitter.com/qI66TVMTkO
— Delegación del Gobierno en #CastillayLeón (@DGCyL) January 12, 2021
Il quotidiano OSBO Digital, aveva allertato sui possibili effetti collaterali della tempesta di neve in un articolo che si intitolava “Filomena può convertire i boschi in una polveriera”.
I primi incendi si verificarono in anticipo rispetto alla stagione (23 gennaio a Berja, Andalusia, 31 gennaio a Granada, 1º febbraio a Olula de Castro, Almería). In febbraio, ci furono 31 fuochi attivi in Cantabria, particolarmente intenso fu quello di Uceida.
Fonte: Government of Cantabria.
Il primo grande intervento venne dispiegato in primavera ad Arico, Tenerife. L'incendio raggiunse un perimetro di 25 Km e riuscì ad addentrarsi nel Parco Nazionale del Teide, richiedendo l'intervento di numerose squadre e la partecipazione dell'Unità Militare di Emergenza.
Fonte: EIRIF, Gesplansa.
Il primo grande intervento venne dispiegato in primavera ad Arico, Tenerife. L'incendio raggiunse un perimetro di 25 Km e riuscì ad addentrarsi nel Parco Nazionale del Teide, richiedendo l'intervento di numerose squadre e la partecipazione dell'Unità Militare di Emergenza.
Fonte: UME (Military Emergencies Unit).
In estate ci furono tre incendi di enormi dimensioni. A metà luglio, a Santa Coloma de Queralt, un incendio alimentato dal vento si convertì in incendio convettivo, percorrendo la Sierra de Miralles. Il giorno 2, l'atmosfera era favorevole allo sviluppo di nubi convettive nella loro massima espressione (pyrocb, ovvero pirocumulonembo) e l'incendio riuscì a percorrere tutte le pendici, obbligando a confinare gli abitanti di Sant Martì de Tous e di Santa Maria de Miralles. Il fuoco distrusse una superficie di più di 1.600 ettari in un solo fine settimana.
Source: MeteoPrades.
I corpi di estinzione, che già avevano pronosticato questo fenomeno, garantirono lo svolgimento delle operazioni da parte di tutti gli intervenuti attraverso il dispiegamento di linee di contenimento e manovre con fuoco tecnico. Questa tattica permise di accerchiare l'incendio che fu dichiarato sotto controllo il 26 luglio.
Fonte: EPAF Montblanc.
In agosto, l'incendio di Navalacruz, ad Avila, che distrusse 21.993 ettari, si trasformò in uno dei più estesi della storia della Spagna. La dimensione dell'incendio e l'enorme dispiegamento di mezzi sollevò due inedite necessità; nei grandi incendi in cui non esiste una chiara direzione di propagazione per vento binario, in quanto esistono assi differenti (come quando un incendio finisce per essere dominato lungo le pendici) la denominazione di fianchi, testa e coda sia nel nord, sia a sud, risulta sterile. Al contrario, prendere come riferimento i punti cardinali e il centro dell'incendio e parlare di settori ha molto più senso, essendo questi elementi invariabili. Allo stesso tempo, fu possibile realizzare un apprendimento della gestione e del coordinamento di grandi mezzi, in un'operazione particolarmente complessa in quanto l'intensità non permetteva l'attacco diretto da parte delle squadre di terra.
In settembre, a Jubrique, Malaga, un incendio richiamò un’unità di intervento composta da più di mezzo centinaio di professionisti. Il vento imperante nella zona ostacolava i lavori di estinzione. Un incendio convettivo le cui faville diedero origine a un nuovo focolaio a Sierra Bermeja costò la vita di un vigile del fuoco di Plan Infoca. Le fiamme distrussero 148 ettari di Abies pinsapo (abete di Spagna, specie protetta).
L'incendio di Lucena del Puerto, a Huelva, sebbene di minore intensità, si rivelò anch'esso molto impegnativo per le squadre, viste le dure condizioni di lavoro: vendo da sud-est di15-20 Km/h, con raffiche fino a 30-35 Km/h, abbondante presenza di combustibile e forti pendenze.
A metà settembre, un nuovo fenomeno mise alla prova i corpi di emergenza nazionali. L'eruzione del vulcano Cumbre Vieja, a La Palma, coperse più di 1.200 ettari, seppellendo centinaia di campi agricoli, migliaia di case, 92 Km di strade dopo 86 giorni di attività. Si calcola che furono emessi almeno 159 milioni di metri cubici di lava e si registrò un'attività sismica intensa in tutto l'arcipelago delle Canarie per tre mesi (nelle giornate con più terremoti, furono registrati circa 300 episodi in 24 ore).
Siberia e il lontano oriente russo
Per il terzo anno consecutivo, la Siberia occidentale riportò temperature anormalmente alte in primavera.
Il 16 aprile, un incendio massiccio, su cui spiravano venti da 20 mps (72 Km/h) che minacciava la Riserva Naturale di Khakasskuy richiese la mobilitazione di vigili del fuoco e volontari.
In maggio i vari focolai nella città di Kamyshlov bloccarono la strada R351 da Ekaterimburg, negli Urali, fino a Tyumen, in Siberia occidentale. Provocarono inoltre la chiusura forzata di Kolyma, strada principale che collega la capitale della repubblica, Yakutsk, e la città portuale di Magadan, nel Mar di Ojotsk. Le regioni di Sverdlovsk e Tyumen dovettero lottare contro incendi forestali a partire dalla fine di aprile.
A metà luglio, la Russia mobilitò l'esercito per estinguere un incendio forestale che aveva distrutto 1,4 milioni di ettari in Jacuzia, la regione più fredda ed estesa del paese. In agosto, la miscela di nebbiolina e fumo dell'incendio, che impediva di vedere la luce del sole, lasciò un paesaggio apocalittico in Jacuzia.
Le telecamere di Copernicus, per la prima volta nella storia, rilevarono grandi concentrazioni di fumo attorno al Polo Nord che coprivano un'area di 5,3 milioni di chilometri quadrati e si pronosticava che le emissioni dell'incendio avrebbero attraversato il circolo polare artico fino ad arrivare in Groenlandia.
La comunità scientifica avvisò che gli incendi forestali in Jacuzia sarebbero tornati a bruciare grandi depositi di torba e carbone giovane. "Se il fumo si riflette sul bianco dei ghiacci, l'albedo e, inoltre, si copre di cenere, questo oscuramento del ghiaccio può generare un cambiamento di temperatura". Furono queste le dichiarazioni del responsabile dell'area di ricerca della Fondazione Pau Costa. L'inverno scorso, uno di questi depositi di torba bruciati da un incendio forestale estivo continuarono ad ardere sotto la superficie nel corso di un anno, resistendo a un autunno piovoso e un inverno estremamente freddo. Questo fenomeno è comunemente noto con il nome di "Zombie fires".
Current wildfires in Yakutia, Russia’s coldest region will reignite/set on fire large deposits of peat & young charcoal. As we saw it last winter, one of such peat deposits ignited by last summer’s wildfire didn’t stop burning after a long rainy autumn & the extremely cold winter pic.twitter.com/isdZ07rbKr
— The Siberian Times (@siberian_times) July 21, 2021
L'11 agosto in Jacuzia si totalizzarono i 6,6 milioni di ettari bruciati. La contaminazione provocata dagli incendi forestali giunse fino agli Urali e alla penisola Jamal in Russia, Kazakistan, al Polo Nord, alla Mongolia e al Canada.
Canada
Il 30 giugno furono registrate temperature di 49,6 ºC a Lytton, a sud-ovest della Columbia Britannica, durante una storica ondata di caldo che alimentò numerosi incendi, favorendo la tempesta di fuoco durante la quale caddero 710.117 fulmini in 15 ore.
Canada has broken its all-time heat record for the 3rd day in a row, with Lytton B.C. hitting 121°F.
— Alec Luhn (@ASLuhn) June 30, 2021
233 deaths were reported in B.C. in 4 days, 100 more than average. "It is expected that extreme heat has been contributory."https://t.co/8JQrqzpHg3 pic.twitter.com/mr8vKBU3GS
Secondo i dati del meteorologo Chris Vagasky, 597.314 fulmini erano di tipo intranube e non toccarono terra, ma ci furono 112.803 scariche nube-terra nella stessa area (scariche associate a un piro convettivo). Questo episodio estremo a sua volta avviò una concatenazione di più di 130 nuovi incendi forestali, distruggendo Lytton e provocando quasi 500 morti.
MONSTER pyrocumulonimbus in British Columbia this evening!
— Kyle Brittain (@KyleTWN) June 30, 2021
Here's a snippet. #BCfire @weathernetwork pic.twitter.com/lyUN2rPBZN
La campagna di incendi del 2020 nella Columbia Britannica fu "tranquilla" (637 incendi forestali bruciarono poco più di 15.000 ettari). Tra il 2010 e il 2020 la media fu di 1.356 incendi/anno. Corrisponde a circa 347.104 ettari per stagione degli incendi completa.
California
La California ha sperimentato in forma ricorrente episodi di simultaneità e alte intensità, tuttavia, quest’ultima stagione degli incendi fu una delle peggiori che si ricordano.
La mattina del 13 luglio, dopo un guasto elettrico vicino al Feather River Canyon, venne dichiarato un incendio poi soprannominato Dixie Fire. Dieci giorni dopo lo scoppio, si convertì nell'incendio forestale più grande della stagione.
Fonte: Calfire.
Il 6 agosto, dopo aver superato la dimensione dello stato di Rhode Island, venne catalogato come l'incendio unico più grande della storia della California e il secondo più grande in termini generali (dopo l'August Complex Fire del 2020).
The six largest wildfires in California history.
— Dakota Smith (@weatherdak) August 6, 2021
Five of which have occurred in the last year.
All in the last three years. pic.twitter.com/APrSyXBKxk
Il fumo del Dixie Fire intaccò la qualità dell'aria di tutto l'ovest degli Stati Uniti, inclusi lo Utah e il Colorado.
Questi sono alcuni dei dati che presentava il 6 agosto, dopo 24 giorni di attività:
- Data inizio: 14/07/21 12:00AM
- Superficie bruciata: 175.962,578 ettari (434.813 acri)
- Perimetro contenuto: 21%
- Intervenuti: 5.118 persone
- Edifici minacciati: 13.871
- Edifici distrutti: 184.
Il fenomeno Dixie Fire, che bruciò 963.309 acri (389.837 ettari) prima della completa estinzione avvenuta il 25 ottobre 2021, ci spinge a riflettere sulla gestione delle emergenze a lungo termine.
Tra le centinaia di incendi che colpirono la costa occidentale degli Stati Uniti, vanno segnalati il Caldor Fire e il Chaparral Fire, che hanno presentato anch'essi comportamenti estremi (vortici di fuoco, pirocumulonembi, rotazioni cicloniche e anticicloniche in vari versanti, ecc.)
Firenado (more correctly called a fire whirl) at the #ChaparralFire You only realize the scale when you see the helo and firefighter. @CALFIRERRU pic.twitter.com/OOlFV7h9R0
— FirePhoto101 (@FirePhoto101) August 29, 2021
I sei incendi peggiori della storia della California si sono verificati negli ultimi 3 anni. La comunità scientifica vede un chiaro influsso del cambiamento climatico sulle ondate di calore estremo che contribuirono ad accrescere l'intensità dei focolai durante quest'estate. Più di 35.000 persone dovettero essere evacuate.
Cosa ci aspetta nel 2022?
Nell'ultimo mese dell'anno abbiamo osservato nuovamente numerosi incendi in Argentina, nella regione di Cordova e nella Patagonia. I pronostici per questo 2022 nel paese andino non sono favorevoli. Una preoccupante (e storica) ondata di caldo colpisce l'America del Sud, come mostrano le riprese via satellite della NASA. L'11 gennaio sono stati raggiunti picchi di 54 ºC in Argentina. Si prevedono anomalie nella temperatura dell'aria di più di 10 ºC nei prossimi giorni.
Cile e Argentina tornano alla siccità storica.
Este enero tuvo uno de los eventos cálidos más importantes de los últimos años. Se registraron más de 75 #récords de temperatura y se superaron los 40°C en 21 provincias.
— SMN Argentina (@SMN_Argentina) February 2, 2022
Los mapas muestran las temperaturas máximas absolutas en periodos de 10 días.
✅ https://t.co/GAB4DlIxjh pic.twitter.com/HDeK74vOHl
Río Negro ripeterà grandi incendi. La prossima campagna in Sudamerica si prevede complicata.
La stagione degli incendi 2021 si è allungata in gran parte del mondo, principalmente per l'aumento delle temperature. Si assiste a un incremento dei grandi incendi che sono sempre più intensi e gravi. Gli esperti cominciano a parlare di "Fire weather" (quando le alte temperature, la bassa umidità, la scarsità di precipitazioni e/o i venti forti creano un elevato rischio di incendi forestali).
In Catalogna, l'Osservatorio Fabra ha pubblicato dati che dimostrano che il 2021 è stato l'anno più secco della storia (327,6 mm, la metà della media climatica) e il quarto più caldo (+1,7 ºC rispetto alla media climatica).
Un rapporto dell'IPCC (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico) garantisce che “a partire da un aumento della temperatura globale di 1,5º, le ondate di caldo che prima avvenivano ogni dieci anni, ora si verificheranno 4 volte e con 2 ºC di intensità in più. Tuttavia, c'è speranza che la temperatura non aumenti più di 1,5 ºC se fermiamo subito le emissioni e catturiamo carbonio".